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Titolo: La nuova contrattazione in agricoltura fra innovazione e resistenze

Autore: AA.VV.

Collana: Misure »»

Anno: 2005, giugno

ISBN: 88-88110-11-9

Pagine: 330

Prezzo: 10,00 Euro

Note:
Introduzione

Dieci anni fa, la Fisba-Cisl fu convinta fautrice e sostenitrice della svolta contrattuale per i lavoratori dell'agricoltura, una scelta che ha dato alle relazioni di lavoro in questo settore caratteristiche originali nel quadro nazionale e internazionale.
Di quella scelta, la Fisba prima e la Fai dopo hanno menato vanto, lungo questi dieci anni, sottolineando che è stata una soluzione efficace e che, senza discendere da modelli astratti né pretendere di farsi a sua volta modello astratto per altri, ha saputo dare risposta ai problemi che ci erano stati posti in termini concreti dal lavoro di tutela degli operai agricoli: adeguare le retribuzioni alle esigenze delle famiglie, rivitalizzare il livello provinciale di contrattazione (che resta necessario in settori produttivi determinati dal territorio in cui si colloca l'attività) e al tempo stesso ribadire l'essenzialità del contratto nazionale, la cui autorevolezza era messa in discussione, sotto il vecchio regime contrattuale, dalle troppe situazioni di fuga dalla contrattazione ora al ribasso, ora al rialzo. Rimettere in equilibrio i due livelli della contrattazione, liberando il contratto nazionale da compiti di dettaglio che non poteva svolgere e restituendo al contratto provinciale la funzione di dare risposte effettive a problemi specifici dei diversi territori, è stata la decisione che i fatti ci hanno suggerito come la più ragionevole.
Con queste scelte, abbiamo tutelato i lavoratori e al tempo stesso abbiamo difeso il nostro ruolo: perché un sistema contrattuale efficiente è il primo banco di prova per un sindacato che voglia essere soggetto di rappresentanza autonomo ed efficiente, e quindi attrattivo per i lavoratori e le lavoratrici, italiani o immigrati, qualificati o meno, giovani o anziani, di qualsiasi idea politica o credo religioso. Persone diverse, che devono trovare nell'associazione sindacale il luogo di sintesi nel quale ciascuno possa riconoscersi innanzitutto come lavoratore.
Appartiene quindi alla stessa logica della scelta del 1995 l'esigenza che sentiamo fortemente di fare un bilancio vero di questa esperienza; non un esercizio celebrativo (o, peggio, autocelebrativo), ma un'attenta revisione della macchina, non solo per vedere se funziona ancora (cosa che ci sembra indiscutibile) ma per capire cosa fare perché funzioni ancora, e sempre meglio, per il futuro che possiamo ragionevolmente prevedere. Anche perché si tratta di un sistema ancora in attesa di essere perfezionato con lo sviluppo di relazioni contrattuali e bilaterali ulteriormente articolate a livello locale.
Le pagine che seguono con i fatti, le cifre e le interpretazioni che proponiamo, sono quindi il primo contributo che diamo a questa opera di revisione generale; un'opera per la quale è necessario avere lo sguardo rivolto un po' al passato, per capire l'origine dei problemi e delle risposte, e molto al futuro, perché solo vedendo le cose in prospettiva si costruisce in maniera solida.
Questo bilancio è una necessità intrinseca al sistema contrattuale scelto nel 1995; ma per sua natura non può essere opera solo di un'organizzazione. Anche perché la contrattazione in agricoltura non è più quel rito che si celebra ogni due o quattro anni, ma vede relazioni che tendono a farsi stabili fra le parti a tutti i livelli; in questa continuità di relazioni deve esserci anche un bilancio fatto assieme (a partire dal prossimo rinnovo del contratto nazionale che resta il pilastro del sistema articolato) delle esperienze di un decennio, scandito da tre contratti nazionali e da tre tornate di contrattazione provinciale su tutto il territorio nazionale.
Con questa pubblicazione, la Fai adempie quindi ad una parte del suo dovere quanto alla stesura di questo bilancio e alla successiva opera di revisione. L'auspicio è che dalle altre organizzazioni sindacali e da quelle delle imprese vengano altri contributi, che certamente aiuteranno a correggere gli errori in cui inevitabilmente si incorre quando si vedono le cose solo dal proprio punto di vista.
L'unica condizione che ci permettiamo di suggerire, e che noi stessi abbiamo cercato di osservare in questo lavoro, è che si tratti di un confronto concreto: cioè sui fatti e sulla loro interpretazione, non su modelli o peggio su ideologie contrattuali. Perché su questi si potrebbe solo alimentare un clima di scontro che danneggerebbe tutti. A cominciare dal sindacato e dalla sua capacità di rappresentare i lavoratori di un mondo così complesso e articolato come quello dell'agricoltura.


Albino Gorini
Segretario Generale Fai-Cisl


 
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