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Titolo: Evoluzione della contrattazione collettiva per gli operai agricoli

Autore: FAI-CISL

Collana: Misure »»

Anno: 2001, giugno

Pagine: 212

Prezzo: 9,30 Euro

Note:
Non è per assegnarci delle medaglie che sottoponiamo alla riflessione delle parti sociali (e degli studiosi che fossero interessati) questo soddisfacente bilancio della contrattazione in agricoltura negli ultimi anni. E non perché quelle medaglie non potrebbero essere meritate, ma perché la lezione che traiamo dalle esperienze qui raccontate è proprio che per un sindacato della contrattazione non c’è tempo per fermarsi in celebrazioni. Perché il mondo che vogliamo rappresentare cambia in continuazione, e chi si ferma è perduto.

Così ci saremmo perduti se, agli inizi degli anni ’90, ci fossimo arresi alle difficoltà che sembravano aver fatto naufragare quel disegno che abbiamo chiamato “le buone relazioni sindacali in agricoltura” e che era stato formalizzato con il protocollo del giugno 1990.

E ci saremmo perduti, come sindacato che considera la contrattazione la sua essenziale ragione d’essere, se dopo il protocollo sulla politica dei redditi del luglio 1993, ci fossimo limitati a richiamarne i principi in sede del rinnovo del contratto nazionale senza porre il problema della necessità di rinnovare tutto il nostro sistema contrattuale. Ed ancora, avremmo perso un’occasione se, di fronte ai contrasti con altri sindacati nel 1995, avessimo scelto un poco coraggioso compromesso invece di accettare il rischio di una rottura (poi per fortuna rientrata) convinti che le importanti ragioni dell’unità d’azione non devono prevalere sul dovere morale di fare quello che è più giusto per tutelare i lavoratori che rappresentiamo. Così come sarebbe stato sbagliato se, dopo quel successo, avessimo perso tempo in celebrazioni invece di prepararci a consolidare e definire meglio il sistema contrattuale “federalista” che avevamo creato.

Ora quel sistema federalista è più maturo, anche se resta in buona misura da finire di costruire. Ma gli studiosi ci insegnano che il federalismo vero, più che un certo modello di organizzazione istituzionale fisso, è un processo; e quindi una revisione degli equilibri istituzionali fra centro e periferia. A maggior ragione, le cose devono stare così quando si parla di contrattazione.

La Fisba, in questi dieci anni, ha fatto la sua parte per creare le premesse di uno sviluppo delle buone relazioni sindacali nei diversi territori; ora toccherà alla Fai, con la forza ulteriore che le deriva dall’aver fatto sintesi delle esperienze dell’agricoltura con quelle di una importante categoria dell’industria come gli alimentaristi, usare degli strumenti contrattuali che sono stati creati a livello nazionale e locale per permettere a questo modello di rafforzarsi e andare avanti.

È questo l’esempio che proponiamo alla riflessione di tutti: non la costruzione a tavolino di un modello contrattuale valido per tutti i tempi e tutti i luoghi (secondo un vizio, molto forte in tempi recenti soprattutto fra le fila degli imprenditori, magari con la scusa di doversi uniformare ad un inesistente modello europeo di contrattazione), ma la predisposizione degli strumenti contrattuali per diffondere a tutti i livelli il metodo del confronto e della partecipazione. Partecipazione che non è l’ideologia della partecipazione, ma il costume che si afferma quando tutto ciò che è di interesse comune fra le parti viene affrontato assieme, in maniera leale e sul presupposto del reciproco riconoscimento.

Per noi questo tipo di partecipazione comincia ad affermarsi in maniera diffusa nei diversi territori; ed è per questo che il completamento di quel disegno sarà il compito che la dirigenza della Fai si dà in vista dei prossimi anni non solo a livello nazionale, ma come responsabilità diffusa di tutte le dirigenze locali.

ALBINO GORINI


 
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